La letteratura scientifica fornisce negli ultimi tempi molte nuove informazioni sull’epatite E, dal punto di vista epidemiologico, virologico e clinico. Cominciamo a segnalarvi una recente rassegna che affronta con chiarezza tutti questi aspetti. Il virus dell’epatite E (HEV), virus a RNA con marcata eterogeneità genetica (si riconoscono diversi genotipi capaci di infettare differenti specie animali, 4 patogeni per l’uomo), provoca una malattia sistemica a prevalente tropismo epatico e coinvolgimento anche renale.
Si stima che 1/3 della popolazione mondiale sia stato esposto al virus. Soltanto in India, si sarebbero verificati 2.2 milioni di casi di epatite E. Nel 2005, circa 20 milioni di nuovi casi d’infezione da virus E in 9 zone endemiche avrebbero determinato 70000 morti e 3000 nati morti. In anni recenti, l’epatite E autoctona è riconosciuta come un problema clinico di crescente evidenza anche paesi industrializzati (Figura). Diverse specie animali, soprattutto maialini domestici e cervi selvaggi, sono i serbatoi del genotipo 3 e 4 in questi paesi. Le infezioni umane si verificano per consumo di carne poco cotta degli animali infetti e del fegato di maiale o dei suoi derivati e per via oro-fecale, dove l’acqua contaminata da feci rappresenta il veicolo principale dell’infezione.
HEV presenta una fase viremica tra 2 e 10 settimane dall’infezione e può essere quindi trasmesso anche attraverso la trasfusione del sangue e dei suoi componenti. Lo screening per HEV dei donatori è, pertanto, in corso di seria considerazione. Gli studi disponibili hanno mostrato una positività di HEV RNA nei donatori sani tra l’1,5 e il 3,7% nelle aree endemiche dell’India, mentre nei paesi occidentali si rileva una prevalenza tra 1:600 a 1:8000 circa.
A questi dati epidemiologici non trascurabili si aggiungono le acquisizioni cliniche per cui l’epatite da HEV, a differenza dell’andamento autolimitante descritto in passato, può cronicizzare in pazienti immunocompromessi ed evolvere in cirrosi epatica rapidamente progressiva e scompenso epatico in pazienti trapiantati; forme fulminanti sono descritte nelle donne gravide, specialmente nel terzo trimestre di gravidanza, con letalità che arriva fino al 20%, e vengono, infine, riportati casi di riacutizzazione. E’, comunque, confortante che la Ribavirina in monoterapia consenta di ottenere risposte virologiche sostenute in molti pazienti. In Cina è stato brevettato un vaccino con efficacia riportata fino a 4 anni e mezzo.
J Viral Hepat. 2015 Sep 6. doi: 10.1111/jvh.12445
Hepatitis E: an emerging global disease – from discovery towards control and cure.
Khuroo MS, Khuroo MS;