Anticorpi anti core-specifici del virus dell’epatite C e possibile infezione occulta in ambito trasfusionale

L’infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) è caratterizzata dalla presenza combinata di anticorpi specifici  anti-HCV e di viremia circolante (HCV-RNA). Il riscontro isolato di anti-HCV in assenza di viremia documentabile riflette verosimilmente la memoria immunologica dopo una pregressa infezione risolta. Anti-HCV e HCV-RNA rappresentano una parte dello screening obbligatorio nei donatori di sangue ed entrambi i test devono risultare negativi per essere ammessi alla donazione. Il rischio di trasmissione dell’HCV in ambito trasfusionale, sebbene molto basso, non è trascurabile. Una minaccia in questo ambito è rappresentata dall’infezione occulta da HCV, una condizione caratterizzata dalla presenza di HCV-RNA nelle cellule ematiche mononucleate periferiche (PBMNC) e/o nel tessuto epatico, in assenza di anti-HCV e HCV-RNA sierico o plasmatico. In alcuni casi l’HCV-RNA è rilevabile nel siero dopo concentrazione delle particelle virali con opportuna ultracentrifugazione. L’infezione occulta da HCV è stata riportata in pazienti con epatite criptogenetica, patologie renali croniche e fino al 3.3% dei soggetti della popolazione generale. Da tempo è stato messo a punto un nuovo test anticorpale anti-core specifico per HCV, ma non sono ancora disponibili dati di confronto con i test di screening attualmente utilizzati nei donatori di sangue (anti-HCV e HCV-RNA).

Sono stati appena pubblicati online da ‘Transfusion’ i risultati di uno studio prospettico multicentrico condotto in Spagna, che ha valutato la frequenza ed il significato del riscontro di reattività del nuovo test anti-core specifico per HCV tra i donatori negativi per i consueti test di screening, verificando se tale positività correlasse con il rilievo di sequenze di HCV-RNA nelle PBMNC o nel siero/plasma concentrato dopo ultracentrifugazione. In totale tra ottobre 2014 e luglio 2015 sono stati arruolati 2007 donatori consecutivi e non selezionati (1104 maschi e 903 femmine) in 3 Centri Trasfusionali spagnoli. La reattività per anti-HCV (test convenzionale) è stata registrata in 2 donatori (0.1%), non confermata però a test supplementari (Immunoblot). La ricerca di acidi nucleici (HCV-RNA, NAT) è risultata negativa in tutti i 2007 donatori. In 42/2007 campioni (2.1%) si è evidenziata reattività al test anticorpale anti-core selettivo per HCV, la cui specificità è stata ulteriormente valutata con il test di inibizione peptidica di sequenze aminoacidiche note e con metodica complementare Immunoblot. Sei dei 42 campioni (14.3%, 0.3% del totale) sono stati considerati positivi dopo i test supplementari (conferma in almeno 2 dei 3 test effettuati). La ricerca di HCV-RNA (Real Time-PCR) è stata quindi effettuata nelle PBMNC dei 42 donatori anti-core reattivi e nel loro siero o plasma dopo concentrazione per ultracentrifugazione, risultando negativa in tutti i campioni di PBMNC e debolmente positiva in 3 campioni di siero o plasma ‘concentrati’ (7.1%), tra i quali vi era uno soltanto dei 6 anti-core reattivi confermati positivi. Questi test di ricerca di HCV-RNA sono invece risultati sempre negativi in 100 donatori anti-core negativi casualmente selezionati. Il successivo sequenziamento dei prodotti di RNA virale amplificati con PCR ha mostrato differenze tra i diversi acidi nucleici isolati, escludendo, almeno in parte, la contaminazione da una fonte comune. Nel complesso, il nuovo anti-HCV core test ha consentito, rispetto ai test di screening convenzionali, di selezionare 42 donatori da sottoporre ad ulteriore approfondimento, identificandone 5 con precedente contatto con HCV, ma senza infezione attuale, e 3 con infezione occulta, per un rendimento dello 0.39% (8/2007). Per la restante, maggior parte dei donatori (34/42, 81%) non è emersa, invece, alcuna evidenza di un pregresso contatto con HCV. Questi falsi positivi, probabilmente effetto di cross-reattività tra alcune proteine umane e gli epitopi di tale regione del core, hanno rappresentato l’1.7% dei campioni studiati. Gli Autori ipotizzano, inoltre, che la presenza di anticorpi anti-HCV a bassa avidità od alterati nella maturazione finale potrebbe spiegare i falsi negativi dei consueti test di screening.

I risultati di questo studio osservazionale suggeriscono attenzione nei riguardi di una possibile persistente infezione occulta da HCV tra i donatori e del relativo basso, ma non trascurabile, rischio infettivo. Studi futuri su casistiche di donazioni più ampie da donatori tracciabili sono necessari per chiarire il significato di questi risultati per la sicurezza virale in ambito trasfusionale.


Detection of hepatitis C virus (HCV) core-specific antibody suggests occult HCV infection among blood donors.

Quiroga JA, Avellón A, Bartolomé J, Andréu M, Flores E, González MI, González R, Pérez S, Richart LA, Castillo I, Alcover J, Palacios R,Carreño V, Echevarría JM.
Transfusion. 2016 May 17. doi: 10.1111/trf.13645. [Epub ahead of print]