L’epatite E è una malattia virale acuta, generalmente autolimitante e molto raramente soggetta a cronicizzazione, con caratteristiche cliniche simili a quelle dell’epatite A. Sebbene il burdena livello mondiale è tuttora non noto, si stima che 1/3 della popolazione mondiale sia stata esposta al virus. Si stima inoltre che ogni anno 20 milioni di persone acquisiscano l’infezione causata dal virus dell’epatite E (Hev), che oltre 3 milioni presentino sintomatologia e che ogni anno si verifichino almeno 600 mila decessi associati all’Hev [1]. La distribuzione globale dell’Hev ha andamenti epidemiologici distinti basati su fattori socioeconomici ed ecologici. Nei Paesi in via di sviluppo, l’epatite E si presenta in forma di ampie epidemie diffuse attraverso il consumo di acqua contaminata o contatti persona-a-persona [1]. Al contrario, nel mondo occidentale, mentre in passato l’epatite E era tradizionalmente considerata una malattia associata ai viaggi negli ultimi anni si osserva invece un numero crescente di casi autoctoni segnalati in Paesi europei. Al momento si riconosce che l’Hev è endemico nell’Unione europea [2] e che dei sette genotipi Hev noti per infettare l’uomo (Hev1-4 e Hev7) e gli animali (Hev3-6), i Paesi Ue riportano principalmente infezioni Hev3 autoctone associate al consumo di carne (soprattutto di maiale, poco cotta o non sufficientemente stagionata) [3].
Recentemente è’ stata studiata l’incidenza e l’epidemiologia dell’infezione da HEV nei donatori di sangue inglesi dall’introduzione dello screening nelle donazioni del 2016 [4]. Tra marzo 2016 e dicembre 2017 sono stati analizzati 1.838.747 donazioni di sangue per HEV RNA. Le donazioni contenenti HEV RNA sono state ulteriormente testate per i marcatori sierologici, la quantificazione dell’RNA e la filogenesi virale. I dati demografici, di viaggio e dietetici sono stati analizzati per tutti i donatori infetti. Sono state così identificate 480 donazioni di sangue HEV-RNA-positive durante il periodo di 22 mesi, la maggior parte dei donatori (319/480; 66%) era sieronegativa. La carica virale variava da 1 a 3.230.000 IU/ ml. Tutte le sequenze appartenevano al genotipo 3, tranne uno che probabilmente rappresentava un nuovo genotipo. La maggior parte dei donatori viremici aveva più di 45 anni (279/480, 58%), donatori di età compresa tra 17 e 24 anni avevano un’incidenza sette volte più alta di infezione da HEV rispetto ad altri donatori tra marzo e giugno 2016 (1: 544 donazioni vs 1 : 3.830). I donatori di sangue infetti da HEV erano distribuiti uniformemente in tutta l’Inghilterra. Lo screening ha impedito a 480 donazioni di sangue HEV-RNA-positive di raggiungere l’impiego clinico.
Conclusioni: Lo screening HEV delle donazioni di sangue è un passo fondamentale per fornire sangue più sicuro a tutti i destinatari, ma soprattutto ai soggetti immunocompromessi. I tassi eccezionalmente alti di infezione da HEV nei giovani donatori di sangue possono fornire alcune informazioni sui rischi specifici associati all’infezione da HEV in Inghilterra.
- (WHO) WHO. Hepatitis E. Fact sheet. Geneva: WHO;.
- Adlhoch C, Avellon A, Baylis SA, et al. Hepatitis E virus: Assessment of the epidemiological situation in humans in Europe, 2014/15. Journal of Clinical Virology. 2016 2016;82:9-16.
- Aspinall EJ, Couturier E, Faber M, et al. Hepatitis E virus infection in Europe: surveillance and descriptive epidemiology of confirmed cases, 2005 to 2015. Euro Surveill. 2017 06;22(26).
- 4. Harvala H, Hewitt PE, Reynolds C, Hepatitis E virus in blood donors in England, 2016 to 2017: from selective to universal screening. Euro Surveill. 2019 Mar;24(10).