L’infezione da coronavirus, nCoV2019, comparsa inizialmente a Wuhan improvvisamente nel dicembre 2019, è divenuto problema di sanità mondiale in questi primi mesi del 2020. La portata e l’effetto finali di questo focolaio non sono al momento chiari poiché la situazione si sta rapidamente evolvendo. Attualmente sono più di 75000 i soggetti infetti e circa 2000 i decessi in Cina. I dati preliminari inducono le autorità a ritenere che questo virus dalle caratteristiche simili alla SARS possa essere si più infettante ma meno patogeno. Comunque questa nuova emergenza da coronavirus ci costringe a riflettere sulle nostre capacità complessive di contenere i virus emergenti, prevenirne la diffusione su larga scala e impedire loro di causare pandemia o divenire endemici nella popolazione umana. Altro elemento importante è conoscere l’andamento clinico da infezione da nCoV2019. Una caratteristica di questo Virus sembra quella di colpire le basse vie aeree e determinare quadri clinici di polmonite. Nonostante il numero dei casi aumenti rapidamente, le informazioni in merito alle caratteristiche cliniche sono limitate.
L’esperienza, frutto di un’osservazione effettuata presso l’ospedale di Zhongnan di Wuhan, che qui si riporta, è stata pubblicata alcune settimane addietro su Jama ( DaweiWang et al. 2020). Rappresenta la prima descrizione critica delle caratteristiche cliniche ed epidemiologiche della polmonite da nCoV2019.
E’ uno studio retrospettivo e condotto in un unico centro in 138 pazienti ospedalizzati consecutivamente con polmonite conclamata dal 1 al 30 gennaio 2020.
L’età media era di 56 anni (IQR, 42-68; range, 22-92 anni) rappresentati per il 54,3% da uomini ( 75 ) . Di questi pazienti, 102 (73,9%) sono stati ricoverati nei reparti di isolamento e 36 (26,1%) sono stati ammessi e trasferiti in terapia intensiva (UI) a causa dello sviluppo di disfunzione d’organo (Tabella 1). Dei 138 pazienti, 64 (46,4%) presentavano una o più patologie associate. L’ipertensione (43 [31,2%]), il diabete (14 [10,1%]), la malattia cardiovascolare (20 [14,5%]) e le neoplasie (10 [7,2%]) hanno rappresentato le associazioni più comuni.
I sintomi più comuni all’inizio della malattia erano la febbre (136 [98,6%]), affaticamento (96 [69,6%]), tosse secca (82 [59,4%]), mialgia (48 [34,8%]) e dispnea (43 [31,2%])
Meno comuni i sintomi quali mal di testa, vertigini, dolore addominale, diarrea, nausea e vomito (Tabella 1). Dei 138, 14 (10,1%) hanno inizialmente presentato diarrea e nausea a partire da 1 a 2 giorni prima dello sviluppo di febbre e dispnea.
Rispetto ai pazienti che non hanno ricevuto cure in terapia intensiva (n = 102), i pazienti che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva (n = 36) avevano una età decisamente più avanzat (età media, 66 anni [IQR, 57-78] contro 51 anni [IQR, 37-62]; P <.001) e avevano maggiori probabilità di avere sottostanti comorbilità, compresa l’ipertensione (21 [58,3%] vs 22 [21,6%], il diabete (8 [22,2%] vs 6 [5,9%]), le malattie cardiovascolari (9 [25,0%] vs 11 [10,8%]) e la malattia cerebrovascolare(6 [16,7%] vs 1 [1,0%]). Rispetto ai pazienti non in terapia intensiva, i pazienti ricoverati presso l’UI presentavano inoltre dolor faringei , dispnea, vertigini, dolore addominale e anoressia.
La tabella 2 sintetizza le complicazioni ed il trattamento adottato nei 138 pazienti. Al 3 febbraio 2020, 85 pazienti (61,6%) erano ancora ricoverati in ospedale. 47 pazienti (34,1%) erano stati dimessi e 6 pazienti (4,3%) erano deceduti. Dei 36 pazienti trasferiti in terapia intensiva, 11 vi erano ancora ricoverati, 9 erano stati dimessi dall’ospedale, 10 erano stati trasferiti nei reparti generali, e 6 erano morti. Degli 11 pazienti rimasti in terapia intensiva, 6 avevano ricevuto una ventilazione invasiva (1 è passato a ossigenazione di membrana extracorporea) e 5 non invasive.
Le complicanze comuni tra i 138 pazienti includevano shock (12 [8,7%]), ARDS (27 [19,6%]), aritmia (23 [16,7%]) e danno cardiaco acuto (10 [7,2%]). Pazienti che avevano ricevuto assistenza in l’UI avevano maggiori probabilità di avere una di queste complicanze rispetto ai pazienti non ricoverati in terapia intensiva.
Tab. 1 – ARDS, acute respiratory distress syndrome; COPD,chronic obstructive pulmonary disease; ICU, intensive care unit; IQR, interquartile range;
La maggior parte dei pazienti ha ricevuto terapia antivirale (oseltamivir, 124 [89,9%]) e molti hanno ricevuto una terapia antibatterica (moxifloxacina, 89 [64,4%]; ceftriaxone, 34 [24,6%]; azitromicina, 25 [18,1%]) e terapia con glucocorticoidi (62 [44,9%]).
In terapia intensiva, 4 pazienti (11,1%) hanno ricevuto ossigeno ad alto flusso e 15 (44,4%) hanno ricevuto ventilazione non invasiva. La ventilazione meccanica era richiesta in 17 pazienti (47,2%) e a 4 di questi è stata praticata l’ossigenazione extracorporea di membrana come terapia di salvataggio. 13 pazienti hanno ricevuto vasopressori, e 2 pazienti sono stati sottoposti a dialisi per grave insufficienza renale.
Dei 138 pazienti, si ritiene che 57 (41,3%) siano stati coinvolti da infezioni ospedaliere, di questi 17 (12,3%) erano già ricoverati in ospedale per altri motivi e il restante 29% è rappresentato da operatori sanitari. Dei pazienti ospedalizzati, 7 pazienti provenivano da un reparto chirurgico, 5 erano da quello di medicina interna e 5 dal dipartimento di oncologia. Degli operatori sanitari infettati 31 (77,5%) provenivano dai reparti generali, 7 (17,5%) dal pronto soccorso e 2 (5%) dalla terapia intensiva. Indagini interne all’ospedale hanno documentato che un paziente ricoverato in chirurgia per dolori addominali sia stato poi responsabile di aver infettato 10 operatori sanitari. E’ stata sospettata anche una trasmissione di malattia da paziente a paziente: dopo l’accertamento di un paziente ricoverato per altri motivi e successivamente rivelatosi infetto altri 4 pazienti ricoverati nello stesso reparto si sono rivelati infetti e tutti con sintomatologia simile caratterizzata da sintomi addominali atipici
E’ questo uno studio osservazionale con molti limiti, se non altro perché la maggior parte dei pazienti descritti nello studio è ancora ricoverato al momento della pubblicazione del lavoro. Comunque in questa esperienza condotta in un solo ospedale di Wuhan, in un limitato spazio temporale, in 138 pazienti ospedalizzati con una polmonite confermata da coronavirus la trasmissione intraospedaliera di 2019-nCoV è stata sospettata nel 41% dei pazienti. Il 26% dei pazienti ha ricevuto cure in terapia intensiva e la mortalità è stata del 4,3%.
Tab. 2 – AKI, acute kidney injury; ARDS, acute respiratory distress syndrome; CKRT, continuous kidney replacement therapy; ECMO, extracorporeal membrane oxygenation; ICU, intensive care unit; IMV, invasive mechanical ventilation; NIV, noninvasive ventilation;
Riferimenti
- Lu H, Stratton CW, Tang YW. Outbreak of pneumonia of unknown etiology inWuhan China:
themystery and the miracle [published January 16,2020]. J Med Virol. 2020. doi:10.1002/jmv.256782.
- Hui DS, I Azhar E, Madani TA, et al. The continuing 2019-nCoV epidemic threat of novel
coronaviruses to global health: the latest 2019 novel coronavirus outbreak inWuhan, China [published January 14, 2020]. Int J Infect Dis. 2020; 91:264-266. doi:10.1016/j.ijid.2020.01.009
- Wuhan Municipal Health Commission. Report of novel coronavirus-infected pneumonia in China. Published January 20, 2020. Accessed January 31, 2020.http://wjw.wuhan.gov.cn/front/web/
showDetail/2020012009077
- Paules CI, Marston HD, Fauci AS. Coronavirus infections—more than just the common cold
[published January 23, 2020]. JAMA. doi:10.1001/ jama.2020.0757
- Wuhan Municipal Health Commission. Report of clustering pneumonia of unknown etiology in
Wuhan City. Published December 31, 2019. Accessed January 31, 2020. http://wjw.wuhan.gov.
cn/front/web/showDetail/2019123108989
- World Health Organization. Novel coronavirus(2019-nCoV): situation report—15. Accessed February 5, 2020. https://www.who.int/docs/default-source/coronaviruse/situationreports/
20200204-sitrep-15-ncov.pdf