L’articolo riporta i risultati di un workshop interattivo tra esperti tenuto a Toronto nel 2011 e la successiva elaborazione statistica tramite un metodo Delphi per valutare il consenso tra esperti su 14 punti di discussione relativi alle possibili situazioni di switching tra differenti concentrati di fattori della coagulazione e il rischio di insorgenza di inibitori in pazienti emofilici già trattati. La conclusione principale è l’auspicio che i pazienti, siano o non siano sottoposti a switching, vengano arruolati in registri prospettici che valutino l’incidenza di inibitore. Inoltre, viene raccomandato che il monitoraggio dell’inibitore sia eseguito almeno prima di uno switching e 2-3 mesi dopo il cambio. In particolare, risalta dal punto 10 come non vi sia una evidenza che suggerisca un aumentato rischio passando da un concentrato plasmaderivato ad uno ricombinante o tra diversi plasmaderivati o ricombinanti tra di loro. L’identificazione della mutazione genetica allo stato attuale risulta utile per la predizione del rischio nei pazienti vergini, ma non nell’identificazione dei pazienti a rischio nello switching.
Switching clotting factor concentrates: considerations in estimating the risk of immunogenicity
MATINO, D. LILLICRAP, J . ASTERMARK, G. DOLAN, C. KESSLER, T. LAMBERT, M. MAKRIS, J. O’DONNELL, S. PIPE, E. SANTAGOSTINO, J.-M. SAINT-REMY, W. SCHRAMM and A. IORIO