Il plasma di pazienti convalescenti per COVID-19 (CCP) riduce la durata di ospedalizzazione tra i pazienti gestiti immediatamente dopo la comparsa dei sintomi, tuttavia non è noto se esso contribuisca anche a ridurre il tempo necessario alla risoluzione completa della sintomatologia nei pazienti non ricoverati. E’ stato quindi effettuato un trial clinico che ha valutato la risoluzione dei sintomi a 14 giorni tramite un modello di rischio modificato con inserimento di ospedalizzazione come rischio competitivo. E’ stata altresì determinata la prevalenza di clusters di sintomi a 14 giorni tra i trattamenti. I clusters di sintomi sono stati definiti in base a: fattori biologici, impatto sulla capacità di lavoro e uno specifico algoritmo. Un totale di 1070 pazienti ambulatoriali è stato seguito dopo trasfusione di plasma: 381 pazienti su 538 (70,8%) trattati con plasma immune proveniente da convalescenti per COVID19, e 381 su 532 (71,6%) trattati con plasma di controllo presentava ancora sintomi al giorno 14 post infusione. La associazione tra CCP e risoluzione dei sintomi a 14 giorni non è risultata statisticamente significativa rispetto ai controlli dopo correzione per le caratteristiche basali (p=.62). Il cluster di sintomi più comuni registrato è rappresentato da fatica, difficoltà respiratorie, cefalea ed è stato riscontrato in 308 e 325 soggetti trattati, rispettivamente, con CCP e plasma di controllo (p=.16). In questo studio condotto su pazienti ambulatoriali affetti da COVI19 in fase precoce, la infusione di CCP non si è associata ad una più rapida risoluzione dei sintomi rispetto ai controlli. Non è stata osservata alcuna differenza sulla prevalenza di ciascun sintomo e per i vari cluster di sintomi rispetto al tipo di trattamento.
Fonte: J Infect Dis . 2023 May 29;227(11):1266-1273. doi: 10.1093/infdis/jiad023.