Emofilia B: Dove siamo adesso e cosa ci riserva il futuro?

L’emofilia B è molto meno comune dell’emofilia A e rappresenta appena il 15-20% dell’intera
popolazione emofilica. Secondo l’ultimo rapporto dalla Federazione mondiale dell’emofilia (WFH) sono 28.775 i pazienti in tutto il mondo affetti da emofilia B rispetto ai 143.523 pazienti affetti da emofilia A.  Solo nel 1947 l’emofilia B è stata riconosciuta come tale e per qualche tempo è stata denominata ” malattia di Christmas “, dal nome del primo paziente studiato. La classica manifestazione emorragica di tale patologia è rappresentata da emartri e da emorragie a livello muscolare.  Il fenotipo emorragico è classificato in base al livello di fattore: severo (<1% FIX), moderato (1-5% FIX), o lieve (5-40% FIX). Il pilastro del trattamento per l’emofilia B consiste nella terapia sostitutiva con concentrati di fattore plasmaderivato (FIX) o ricombinante (rFIX), somministrati on demand o in profilassi. Si è spesso ritenuto che l’emofilia B sia meno grave dell’emofilia A ed associata a migliori risultati a lungo termine. La profilassi, infatti, sembra essere utilizzata meno frequentemente rispetto ai pazienti  con Emofilia A. Da un’indagine eseguita presso  22 Centri Emofilia canadesi è stato rilevato che la profilassi è stata utilizzata nell’11% dei casi rispetto al 23% dell’Emofilia A. Gli inibitori si sviluppano molto meno frequentemente nell’emofilia B (~5%) rispetto all’emofilia A. In entrambe, tuttavia, lo sviluppo di inibitori implica un processo multifattoriale che comporta influenze genetiche e non genetiche. Le mutazioni associate al più alto rischio di sviluppo dell’inibitore sono mutazioni nulle, grandi delezioni e mutazioni nonsense. La scelta dell’agente di bypassante nei programmi on-demand o profilattici si basa su diversi fattori correlati al paziente e al trattamento. Tuttavia, poichè il complesso protrombinico attivato aPCC contiene una grande quantità di FIX e quindi comporta il rischio di complicanze se utilizzato in pazienti con  una storia di reazioni allergiche, rFVIIa è preferito  come prima linea per la terapia bypassante. Ci sono pochi dati pubblicati sulla profilassi con l’uso di agenti bypassanti nell’emofilia B, ed è quindi non è chiaro quanto saranno efficaci tali regimi. Fino ad oggi la terapia è basata sull’infusione del fattore carente sia esso standard o EHL (Extended Half Life). Le nuove prospettive terapeutiche si basano sulla terapia genica, sull’inibizione della via del fattore tissutale (Concizumab e BAY 1093884), sull’inibizione dell’ATIII (Fitusiran), sul trapianto cellulare. Mentre queste potenziali e affascinanti terapie diventeranno disponibili, sarà essenziale considerare attentamente il rapporto rischi/benefici rispetto a quello del classico trattamento sostitutivo con concentrati FIX. ll panorama della terapia genica per l’emofilia B è molto promettente, ma in ultima analisi, la terapia genica potrebbe non essere adatta a tutti i pazienti.
Inoltre, la scelta del paziente e della terapia dipenderà dai costi del trattamento, dalle risorse disponibili e dalle preferenze dei pazienti.

Con questa pubblicazione gli autori fanno il punto sullo stato dell’arte e delle conoscenze in tema  di epidemiologia, diagnosi e terapia dell’emofilia B. Viene anche fatto il confronto con le caratteristiche dell’emofilia A. L’emofilia B rappresentare solo il 15-10% dei casi totali di emofilia. Anche la percentuale dello sviluppo di inibitori è più bassa fermandosi a valori di circa 5%. La terapia si basa sull’impiego di concentrati di FIX:C plasmaderivati o ricombinanti. Le nuove prospettive terapeutiche sono terapia genica, l’inibizione della via del fattore tissutale (Concizumab e BAY 1093884), l’inibizione dell’ATIII (Fitusiran) e il trapianto cellulare.


Blood Reviews . 2018 Jan;32(1):52-60

Haemophilia B: Where are we now and what does the future hold?

Autore/i Dolan G.,  Benson G.,  Duffy A.,  Hermans C.,  Jiménez-Yuste V.,  Lambert T., Ljung R.,  Morfini M.,  Zupančić Šalek S.