E’ il titolo di un’interessante revisione della letteratura pubblicata sul primo numero del 2015 di Blood Transfusion, che fa il punto sull’infezione da virus dell’epatite E (HEV), a lungo ritenuto respensabile esclusivamente di un’epatite autolimitante, trasmessa per via orofecale e confinata ai paesi in via di sviluppo. L’incremento di casi ‘sporadici’ di questa infezione nei paesi occidentali ha destato l’attenzione su HEV e sul suo possibile impatto trasfusionale, anche a seguito di segnalazioni di casi di epatite E post-trasfusionali dapprima in Asia, ma poi anche in Europa. La possibile trasmissione attraverso gli emoderivati è dibattuta, ma in corso di attenta valutazione, tanto da porre in discussione all’EMA l’introduzione di un test specifico (HEV NAT) per l’individuazione del genoma virale nei pools plasmatici utilizzati per la produzione di plasmaderivati.