L’infezione da Zika virus (ZIKV), in rapida espansione dall’Ottobre del 2013 dalla Polinesia Francese fino al Brasile e ad altri paesi delle Americhe, con più recente sporadica diffusione in Europa ed in Oriente, è stata associata ad incrementato rischio di sindrome di Guillain-Barré ed a microcefalia congenita fetale. A Gennaio del 2016, il Dallas County Health and Human Services (DCHHS) ha identificato il primo caso di trasmissione sessuale dello ZIKV tra un uomo proveniente da un recente soggiorno in aree endemiche ed il suo partner maschile stanziale, indicando che il virus può essere trasmesso attraverso rapporti anali, e non solo vaginali. In un recente report settimanale del CDC (Center of Disease Control and Prevention) di Atlanta (Morbidity and Mortality Weekly Report, 15 Aprile 2016), Deckard e coll. analizzano la dinamica clinico–laboratoristica relativa a questo primo caso di trasmissione omosessuale maschile dello ZIKV. Nel dettaglio, a Gennaio 2016, 2 giorni dopo il rientro a Dallas (Texas) da un soggiorno settimanale in Venezuela, il paziente A manifesta febbre, rush purpurico al volto ed alle estremità e congiuntivite della durata di 3 giorni. Sia il giorno precedente che quello successivo all’esordio dei sintomi (giorno 0), il paziente A riferisce un rapporto anale non protetto con il paziente B, senza manifestare, durante e dopo la fase di malattia virale, disuria o emospermia macroscopica. Al giorno 7, il paziente B manifesta febbre, cefalea, mialgie, sonnolenza e malessere generalizzato e, dopo qualche giorno, un lieve rush purpurico al tronco ed alle braccia, segni di artrite alle piccole articolazioni di mani e piedi e congiuntivite, con risoluzione completa nei successivi 7 giorni. Al giorno 11 (4 giorni dopo l’esordio dei sintomi), il paziente B si rivolge al locale presidio ospedaliero, ove viene sospettata l’infezione da ZIKV e viene raccolto un campione di siero; vengono analizzati, poi, campioni di siero al giorno 14 (vale a dire 14 e 7 giorni dopo l’esordio dei sintomi nel paziente B ed A, rispettivamente) e campioni di sperma, urine e saliva al giorno 24 (cioè 24 e 17 giorni dopo l’esordio dei sintomi) di entrambi i pazienti. Il paziente A ha viaggiato regolarmente per molti anni nei paesi del Sud America ed America Centrale; nel periodo del suo ultimo viaggio in Venezuela sono stati riferiti in molti soggetti sintomi coerenti con infezione da ZIKV e casi di trasmissione autoctona dello stesso ZIKV sono stati confermati in quel Paese dalla fine di Novembre del 2015. Il paziente B non ha, invece, recentemente viaggiato al di fuori degli Stati Uniti e mai in paesi con trasmissione endemica dello ZIKV. Nessuno dei 2 pazienti era stato vaccinato per febbre gialla o encefalite giapponese, né riportava storia di lesioni ulcerative anali o genitali. Nei campioni raccolti al giorno 14 dall’esordio dei sintomi del paziente A ed ai giorni 4 e 7 per il paziente B non è risultato dosabile l’RNA virale dello ZIKV (RT-PCR), mentre si sono dimostrate (campioni del giorno 14 per paziente A e giorno 7 per paziente B) IgM per ZIKV e virus Dengue, ma non per virus Chikungunya. Test complementari di ‘neutralizzazione’ hanno indicato che il paziente A era stato infettato dallo ZIKV e dal virus Dengue sierotipo 1, mentre il paziente B soltanto dallo ZIKV. Anche nei campioni di urine e saliva del giorno 24 non risultava dosabile lo ZIKV (RT-PCR), mentre il campione di sperma dello stesso giorno risultava negativo per il paziente B e dubbio nel paziente A. Sebbene Dallas si trovi all’interno dell’area geografica di alcune delle zanzare vettrici dello ZIKV, soprattutto ‘Aedes aegypti’ ed ‘Aedes albopticus’, il rigore delle temperature invernali registrato durante la settimana di rientro dal soggiorno in Venezuela del paziente A escludeva possibili attività delle stesse zanzare vettrici. Inoltre, il paziente B ha manifestato l’esordio clinico della malattia virale dopo soli 6-8 gg dai 2 rapporti sessuali ‘indice’, quindi in un periodo di tempo inferiore a quello minimo d’incubazione di almeno 10 giorni previsto dopo puntura della zanzara vettrice. Va considerato, poi, che le due potenziali esposizioni si sono verificate subito prima e appena dopo la comparsa dei sintomi nel paziente A, vale a dire nel periodo di più alta viremia di ZIKV.
In aggiunta al presente report, almeno 5 altri casi di trasmissione sessuale dello ZIKV sono stati registrati, ma per tutti la modalità riconosciuta è stata quella del contagio eterosessuale per via vaginale. In altri casi, infine, è stata segnalata persistenza nello sperma di ZIKV–RNA fino a 9 – 10 settimane dall’esordio clinico della malattia virale.
In sintesi, lo ZIKV è primariamente una malattia vettoriale (principalmente, ma non solo, attraverso la zanzara ‘Aedes aegypti’), ma le modalità di trasmissione secondarie (materno–fetale, etero– ed omo–sessuale, trasfusionale, a mezzo dei trapianti o di primati non umani) devono essere attentamente considerate per adottare le opportune strategie di prevenzione e controllo della malattia e per la valutazione del suo reale impatto sulla salute umana.
Tabella 1. Cronologia dei dati clinico-laboratoristici del caso descritto
Legenda = s: siero; sl: saliva; ur: urine; sp: sperma
Male-to-Male Sexual Transmission of Zika Virus- Texas, January 2016.
Deckard DT, Chung WM, Brooks JT, Smith JC, Woldai S, Hennessey M, Kwit N, Mead P.
MMWR Morb Mortal Wkly Rep. 2016 Apr 15;65(14):372-4. doi: 10.15585/mmwr.mm6514a3